Back to school

Riprende la scuola e quindi parliamo di come era strutturata la scuola nell’antica Roma. Come vi immaginate una classe di studenti latini? Scoprirete che per certi versi non era tanto diversa da quella a cui sono abituati i nostri ragazzi oggi.

Le scuole intese come edificio dedicato e composto da classi non esistevano. Erano spesso all’aperto, sotto ai porticati o vicino ad un luogo all’ombra, separati dal traffico e dal rumore della strada da una semplice tenda. Raramente esisteva un edificio pubblico, i bambini sedevano su degli sgabelli mentre l’insegnante aveva una cattedra. Discorso diverso per le famiglie più ricche che, a partire dalla fine della Repubblica e durante l’Impero, affidavano i propri figli a un pedagogo. Si trattava di Etruschi (che erano un popolo culturalmente più avanzato rispetto ai latini) e poi, con l’espansione della Repubblica, il ruolo del pedagogo venne ricoperto da uno schiavo istruito (generalmente greco) che accompagnava il bambino durante tutta la giornata.

La scuola iniziava alla fine del mese di marzo e durava 8 mesi. Ricordiamoci che non avendo un impianto di illuminazione si andava a scuola quando le giornate iniziavano ad allungarsi. Iniziando lezione molto presto alla mattina, alcuni abitanti della zona si lamentavano per gli schiamazzi.
Ogni giorno gli alunni dovevano seguire 6 ore di lezione, con una breve pausa per il pranzo.

Vediamo ora come era suddivisa la scuola;

A 6 anni (fino a 12 anni) i bambini iniziavano la scuola del ludi magister. Equipollente delle nostre elementari. A 12 anni i maschi passavano al secondo livello di istruzione con il grammatico, un insegnante che arrivava da Grecia, Asia o Egitto, ed insegnava lingua e letteratura greca e latina, storia, geografia, fisica e astronomia. Le femmine invece dovevano imparare a svolgere i lavori domestici. A 17 anni iniziava il terzo livello di istruzione, destinato a chi doveva intraprendere la carriera politica o giuridica. Quest’altra fase durava 2 anni e le lezioni erano tenute da retori. Gli studenti che volevano continuare gli studi dovevano recarsi ad Atene, Pergamo, Rodi o Alessandria per incontrare maestri di filosofia, geografia, astronomia e fisica. Quindi le “università” dell’epoca erano scuole rare che imponevano allo studente di trasferirsi in luoghi a volte molto lontani da casa.

Il materiale scolastico era un pochino più economico rispetto a oggi: gli alunni imparavano a leggere, a scrivere e a fare i calcoli, utilizzando il trittico, tavolette di cera unite tra loro che costituivano il libro. Tavolette che si potevano cancellare e riutilizzare.

Le punizioni a scuola erano più simili alla rigidità a cui erano abituati i nostri nonni: gli alunni indisciplinati venivano puniti con la verga o la frusta di cuoio. A Pompei esistono degli affreschi dove si vede chiaramente un maestro che scudiscia lo studente.

In buona sostanza il sistema scolastico non era tanto lontano a quello di oggi.

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