Intervista con il “gladiatore” Emanuele Vaccarini

CHI E’?
Emanuele Vaccarini, attore e rievocatore storico, è un romano DOC. Grande appassionato di combattimenti (arti marziali e storici), inizia con il karate a 6 anni. Successivamente si specializza in moltissime discipline di combattimento: dalla kick boxing, alla lotta greco romana.
E’ il classico gigante buono e quando il sottoscritto, da perfetto sconosciuto, lo ha contattato, nemmeno sapevo (non guardo molto la TV) che partecipava alla trasmissione di successo di Bonolis “Avanti un altro” dove è conosciuto come Il Gladiatore, mi ha concesso l’intervista con grande entusiasmo. Lo voglio ringraziare ancora un volta per il tempo che mi ha dedicato, è davvero una persona squisita.
INTERVISTA
Da dove è nata la tua passione per la rievocazione storica?
E’ nata in tarda età. Fino ai 30 anni praticavo solo arti marziali e scherma medioevale. Un giorno ricevetti una chiamata di un socio del Gruppo Storico Romano (di cui oggi faccio parte), cercavano un istruttore di pancrazio, mi sono appassionato alla rievocazione storica e da lì ho cominciato la mia carriera da Gladiatore.
La gladiatura spesso viene identificata con i cliché cinematografici. Quanto allenamento e tecnica c’era dietro ad ogni gladiatore?
C’erano due tipi di gladiatori: i gladiatori schiavi che combattevano all’ultimo sangue e poi c’erano i gladiatori professionisti, che combattevano per show, erano una specie di moderne superstar del wrestling. Si allenavano quasi ogni giorno per circa 10 ore. L’addestramento durava 5 anni. Sfatiamo un mito, i gladiatori avevano armature minimali a petto e schiena nuda, quindi bastava un piccolo errore e venivano infilzati. C’era un grosso studio, si portava un paio di colpi e poi si tornava in guardia. Per evitare di esporre troppo a lungo le parti del corpo scoperte.
Come si presentava un gladiatore?
A differenza di quello che vediamo nel cinema, tutti muscolosi e con la tartaruga scolpita, i gladiatori erano inspessiti dal grasso. I preparatori atletici dell’epoca avevano capito che un corpo con uno strato di grasso era più incline ad assorbire le contusioni. Un taglio sulla parte grassa si assorbiva in una settimana, mentre se si tagliava un muscolo o un tendine non esistendo microchirurgia, la carriera del gladiatore era finita. Per cui l’alimentazione nei ludi era ricca di carboidrati.
Quanto tempo dedichi tu all’allenamento?
Guarda, tempo permettendo, circa 5 giorni a settimana per 2 o 3 ore al giorno. L’età avanza e ho bisogno di allenarmi di più.
Qual è il tipo di gladiatore più impegnativo tecnicamente parlando? La figura più complessa da imitare.
Io faccio un pochino di tutto. Però due sono le figure più difficoltose. A livello di fisicità e stanchezza è lo scissor. Indossa un elmo liscio con due fori al posto degli occhi. Una cotta di maglia a scaglie che arriva quasi fino alle cosce, due schinieri che coprono gli stinchi. Nella mano destra brandisce un gladio e nella mano sinistra impugna una sorta di mezza luna tagliente. E’ un gladiatore molto pesante: il suo equipaggiamento arrivava a pesare circa 40 kg, c’è un grosso dispendio di energie nel riproporre questo tipo di gladiatore. A livello tecnico è il retiario, perché combattere con un tridente lungo quasi due metri e una rete richiede molta abilità per evitare di rimanere impigliato nella tua stessa rete.
In età Repubblicana, dove combattevano i gladiatori? Quali erano le differenze più significative rispetto agli spettacoli in epoca imperiale?
Non abbiamo molti documenti storici di quel periodo, ciò che è disponibile si rifà alla sola città di Roma. Non c’erano degli anfiteatri veri e propri. Nel I secolo a.C., esisteva un piccolo stadio che era in legno chiamato Statilio Tauro. Esistono tuttavia dei documenti storici che attribuiscono il primo combattimento gladiatorio al Foro Boario nel 264 a.C., (davanti all’attuale Bocca della Verità). Si combatteva al Foro Romano, Cesare per esempio faceva combattere lì e sicuramente si combatteva anche al Circo Massimo.
Le figure che venivano portate in epoca repubblicana si rifacevano ai popoli che avevano combattuto contro Roma: il Sannita, il Trace ed il Gallo. Più le due figure mutuate dall’esercito: il Mirmillone ed il Provocator. Per quanto riguarda l’armamentario usato in età Repubblicana, l’unica informazione certa è che i gladiatori non indossavano la celata facciale.
Gli spettacoli in età Imperiale e Repubblicana erano pressoché simili: si celebrava la potenza di Roma. Si onoravano quei popoli che avevano combattuto bene contro Roma.
Sappiamo che spesso tieni delle lezioni didattiche nelle scuole. I ragazzi come reagiscono? Sono interessati?
Dipende molto dalla fascia di età che ho di fronte. In genere chiedo loro di raccontarmi cosa sanno sui gladiatori. I loro racconti sono tutti mutuati dall’immagine cinematografica. I ragazzi di oggi conoscono la figura del gladiatore che gli viene trasmessa dal cinema o dalle serie TV. Quando gli dico che quello visto in TV o al cinema è tutto falso. Si incuriosiscono e vogliono sapere.
Dove sei chiamato più spesso per delle dimostrazioni?
In Bulgaria mi chiamano spesso, sono famosissimo. A Sandanski, la città natale di Spartaco, sono stato scelto per rappresentare Spartacus in un documentario promozionale per promuovere la città, famosa per le acque termali e le spa. All’estero tengono più alla storia romana di quanto non accada qui in Italia. Valorizzano i monumenti in modo migliore. Organizzano eventi sull’antica Roma molto più minuziosi rispetto a come facciamo noi a Roma. Intendiamoci, non sono più bravi di noi italiani. Sono solo più appassionati.
Qual è l’aneddoto più divertente che ti è capitato durante una rievocazione storica?
Ne potrei raccontare moltissimi. Uno dei più divertenti mi è capitato proprio a Roma. Facevo uno spettacolo serale alla Villa di Diocleziano. Avevo finito il combattimento, ero tutto sporco di sangue finto (era tutto un trucco cinematografico), stavo andando in bagno. Per andare in bagno devi camminare in un corridoio all’aperto pieno di statue antiche e con un giardino bellissimo ricco di statue raffiguranti creature mitologiche. Era quasi mezzanotte, io stavo camminando e poco più avanti c’era una turista inglese che stava facendo delle fotografie. Quando ha abbassato la macchina fotografica e mi ha visto davanti ha pensato che fossi un fantasma ed è svenuta.
Sei d’accordo con chi accosta i gladiatori alle moderne rockstar?
Assolutamente sì. Affermazione calzante al 100%. Ci sono scritti di Catone, di Cicerone che ci raccontano come le donne erano attratte da questi uomini, che non erano nemmeno belli: senza denti, con le cicatrici in faccia. Li veneravano come oggi vengono idolatrati i musicisti.
Quanto ti ha aiutato la tua “fama” televisiva nel tuo ruolo di rievocatore storico?
No, veramente è stato il contrario. La mia fama di rievocatore storico, ho girato molti documentari, lavorando per National Geographic, Focus, History Channel, Sky, De Agostini.
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