La Moneta Romana

Nella prima parte della storia di Roma, dalla data della sua probabile fondazione (21 aprile 753 a.C.) fino al III secolo a.C., il commercio non si basò sull’uso della moneta, ma su una forma di baratto, tale contropartita aveva un valore intrinseco, ossia quello del peso del materiale di bronzo (aes rude) che veniva scambiato.

Questo scarto di lavorazione veniva tagliato in base alla necessità, aveva un peso variabile e nessuna unità di misura specifica, in questo senso non si poteva considerare come una moneta in senso moderno. La parola latina aes significa bronzo: da aes deriva la parola italiana “erario”.

Tutti conosciamo il sesterzio, la moneta forse più famosa dei Romani (anche nell’immaginario popolare). Eppure fu una moneta usata solo in epoca imperiale, durante il periodo repubblicano non era usata (se non in casi sporadici). Tra l’altro è cambiata molto anche nell’aspetto: prima dei Cesari era una piccola moneta d’argento, ma dopo Augusto divenne più grande e fu battuta in oricalco (una lega simile all’ottone, di color giallo oro).

Uno degli aspetti più importanti della moneta, al di là del suo valore con cui si acquistava le merci, era il suo impiego come elemento di propaganda e di informazione: su di essi venivano impressi i volti dei Cesari così come le celebrazioni delle loro vittorie. Non appena veniva nominato un nuovo imperatore, iniziava il conio dei sesterzi con  la sua effige. In una società senza televisori e mezzi di comunicazioni moderni, in ogni angolo dell’impero il nostro sesterzio avrebbe mostrato il volto dell’imperatore al popolo. Tra l’altro gli incisori capitolini esprimevano erano davvero molto abili. Tuttavia la moneta che costituì più di ogni altra l’ossatura dell’economia romana fu il denario. Battuto in argento per la prima volta a Roma intorno al 211 a.C., il suo valore iniziale fu di 10 assi e aveva come frazioni il quinario (1/2 denario) e il sesterzio (1/4 di denario). Il denario rimase la moneta più importante del sistema monetario romano fino alla riforma di Caracalla, all’inizio del III secolo, quando fu di fatto sostituito dall’Antoniniano.

La prima riforma monetaria del periodo dei Cesari fu invece quella di Augusto, che stabilì il controllo imperiale sulla coniazione delle monete d’oro e d’argento. Il valore delle monete romane (così come di tutte le monete antiche) era dato dal valore del metallo con il quale erano realizzate, ma il governo, per evitare svalutazioni e speculazioni, preferì fissare valori controllati anche per monete che possedevano un contenuto di metalli preziosi molto basso.

Nella prossima puntata parleremo dei costi, per fare dei paragoni con i giorni nostri.

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